Alle razze cani da riporto, ferma ed acqua appartengono i cani usati originariamente nella caccia, specificamente per il ritrovamento della selvaggina abbattuta ed il suo recupero, anche dall’ acqua (Retrievers) o anche per lo scovo, pur senza ferma (Spaniel).
Tra questi cani sono comprese alcune tra le razze più diffuse al mondo come Labrador, Golden Retriever e Cocker Spaniel (inglese e americano), tutte ampiamente utilizzate anche per compiti diversi dalla caccia che vanno dalla semplice compagnia al servizio di guida per i ciechi, assistenza ai disabili ed ai non udenti.
Della sequenza predatoria i Retrievers hanno conservato solo la fase di localizzazione ed il morso per afferrare. Lo sconfinamento nella fase successiva (morso per uccidere) si traduce in un difetto grave detto bocca dura, ha base genetica ed è quindi molto difficile da correggere (Coppinger, 2001).
Il lavoro originario del Retriever prevedeva che cercasse il selvatico abbattuto, lo recuperasse anche dall’ acqua e lo riconsegnasse intatto al cacciatore. Questo altruistico intento prevede che il cane accetti incondizionatamente le prerogative di possesso del leader/proprietario su una risorsa allettante come un animale morto.
La docilità (disponibilità a collaborare) di questi cani è sicuramente molto sviluppata.
Qualunque forma di competitività, anche verso gli altri cani con cui spesso doveva andare a caccia, è stata scartata nei programmi di selezione. Chiaramente questa loro reattività li rende poco adatti al lavoro di guardia e difesa personale.
Quasi tutti i Retrievers sono molto versatili nell’ addestramento, anche per compiere compiti complessi e non naturali per il cane, come per esempio il servizio di guida per i non vedenti. Le abilità istintive non sono molto sviluppate a vantaggio della versatilità nell’ apprendimento di compiti nuovi attraverso l’ addestramento.
Gli Spaniel sono cani da cerca, prevalentemente usati su selvaggina da penna, che battono il terreno con il naso a terra per trovare il selvatico e farlo passare davanti al fucile del cacciatore. Non fermano e non abbaiano, ma usano molto la coda per comunicare la distanza della preda (modificando frequenza e tipo di scodinzolio).
Visto il tipo di comunicazione il collegamento tra cane e padrone deve essere molto stretto. Tra i cani da caccia possessività e combattività sono molto basse perché controindicate per il lavoro (gli Spaniel spesso devono anche riportare).
Il cocker ha avuto negli anni passati un vero e proprio boom, diventando improvvisamente di moda (specialmente nella varietà fulva) e ha risentito della produzione in massa di soggetti non selezionati né morfologicamente né caratterialmente.
Sembra che ci sia stata in passato una popolazione di Cocker, in particolare a mantello unicolore (Willis, 1995) che manifestava problemi di natura aggressiva, ma oggi che la razza non è più di moda la selezione ha recuperato il carattere originario, affabile e docile.
Il Cocker americano, leggermente più piccolo di taglia e con un mantello decisamente più lungo e impegnativo, è oramai unicamente un cane da compagnia, meno reattivo del cugino inglese, ma anche meno addestrabile.
Vi sono diversi altri Spaniel meno diffusi, come gli Springer, inglese e gallese, il Clumber, il Field e altri che, pur con differenze nello stile e nella velocità di lavoro sono abbastanza simili nell’ indole e nella conformazione reattiva.
Si tratta di cani che anche se non utilizzati nel loro lavoro originario possono essere ottimi compagni, a patto che gli si consenta di avere le necessarie attività all’ aperto per un tempo sufficiente.
Per uno Spaniel una passeggiata in campagna con il proprietario non differisce molto da una battuta di caccia, la tendenza ad allontanarsi non è troppo marcata e la docilità (propensione ad adeguarsi alle indicazioni del proprietario) è ben sviluppata. I rapporti con i conspecifici sono in genere buoni e non competitivi.