I cani nordici, in un recente passato sono diventati improvvisamente comuni anche nelle nostre città perché diventati status symbol estremamente di moda.
Questo fenomeno a dir poco deleterio ha portato in pochissime generazioni degli animali oggetto di una pressione selettiva molto spinta, tesa ad ottenere individui adatti ad uno specifico lavoro a diventare animali da compagnia, in un ambiente a dir poco ostile, confinati in un contesto radicalmente diverso da quello cui si erano adattati. I cani da slitta, fisicamente perfetti per il clima proibitivo delle regioni artiche non trovano nei nostri climi temperati o caldi il loro problema di adattamento principale.
La convivenza tra cani e popoli artici era molto stretta, ma il legame tra cani e uomini era fondamentalmente utilitaristico. I cani fornivano forza motrice, pelli, ausilio nella caccia e in casi disperati anche carne. Nel momento in cui la stagione non consentiva l’ utilizzo delle slitte (la breve estate artica) i cani spesso venivano abbandonati a se stessi, o quasi, e si procacciavano il cibo cacciando o rovistando nelle discariche dei villaggi. Sopravviveva solo il più abile!
A causa di un tale passato, provate a convincere un pur pingue e sazio Husky di città, a non procacciarsi il cibo nel momento in cui avesse accesso ad un pollaio, ad un secchio della spazzatura, o ad una bistecca incustodita!
Quasi tutti i nordici non sono per niente aggressivi nei confronti degli esseri umani, estranei o no, raccogliendo lo spirito estremamente ospitale degli eschimesi. Quando vivevano in un deserto di ghiaccio tutti gli ospiti (in effetti molto rari) erano graditi.
Il cane era spesso oggetto di scambio e non doveva essere troppo legato ad un proprietario che probabilmente sarebbe cambiato più volte, tanto meno aveva senso che si attaccasse al territorio (vivevano come nomadi). La precarietà delle risorse vitali sicuramente scarse portava i cani a dover spesso combattere per esse, quindi una certa competitività è sicuramente presente, ma come tra i lupi rimanere gravemente feriti in scontri con membri del proprio stesso gruppo è deleterio alla sopravvivenza, quindi la capacità di ritualizzare gli scontri ed organizzare il gruppo in gerarchie è molto sviluppata.
L’ indipendenza che in certe fasi della loro storia gli ha consentito di riuscire a sopravvivere può essere di ostacolo nel momento in cui cerchiamo di convincerli che le nostre esigenze sono più importanti delle loro (come per esempio quando chiediamo ad uno di loro di interrompere quello che sta facendo di divertente per venire da noi).
Difetti possibili di questi cani sono oltre alla notevole indipendenza, l’ addestrabilità scarsa, il fortissimo istinto predatorio, il bisogno di movimento, l’ incapacità di fare la guardia. Sono pregi il carattere affabile scarsamente aggressivo con l’ uomo, il repertorio di comunicazione amplissimo, il fascino della loro ancestralità e le indubbie capacità sportive.
Vi sono ovviamente differenze tra le diverse razze nordiche tra cui le più diffuse sono Siberian Husky, Alaskan Malamute, Samoiedo e Goenlandese. Il siberiano è il più leggero e veloce, tra le razze pure da slitta, ed è quello forse più reattivo. Ha un fortissimo istinto predatorio (tutte le specie con cui non è abbondantemente socializzato da cucciolo sono predabili, ed è un cacciatore molto efficace), non fa assolutamente guardia, accetta bene la vita di gruppo ed è sicuramente un cane addestrabile con una certa difficoltà.
Il Malamute, di taglia decisamente più massiccia, serviva per il traino pesante, è meno reattivo, più distaccato e placido del cugino siberiano, a volte è però un po’ meno accomodante nei confronti dei conspecifici.
Il Samoiedo è un cane con una storia civilizzata più lunga rispetto agli altri cani da slitta, e nel corso di questa storia ha potuto ricoprire di volta in volta ruoli diversi dal semplice traino come la guardia, la guida delle mandrie di renne, la caccia e così via, non si può definire uno specialista in nessuna disciplina, ma le può svolgere più o meno tutte con risultati medi.
Il Groenlandese è un vero cane da slitta, per il traino pesante, non veloce ma estremamente resistente. Il suo carattere è piuttosto selvatico, poco adatto ad una vita da compagno (non lo è mai stato, doveva solo lavorare), è aggressivo con gli altri animali, poco addestrabile, e cacciatore.
A proposito della capacità di traino bisogna tenere conto, che il tirare la slitta è un’ attività complessa assolutamente appresa: è possibile migliorare con la selezione la conformazione fisica in modo da ottenere soggetti massimamente idonei al loro lavoro, ma la capacità di effettivamente tirare è comunque frutto di apprendimento.
La stessa cosa avviene nei cani da lavoro che partecipano a prove, in cui le modalità di reazione sono irrigidite in uno schema insegnato con l’ addestramento. Altri cani nordici completamente diversi per uso e indole sono i giapponesi, tra cui il principale è l’ Akita Inu, e il cinese Chow Chow. Il grande cane giapponese era usato per la caccia a selvaggina di grossa taglia, per i combattimenti e per la guardia.
Si tratta di animali tendenzialmente molto calmi e riflessivi, non particolarmente espansivi, sicuramente molto competitivi con i loro simili, diffidenti con gli estranei e dotati di una indubbia tendenza a manifestare condotte offensive.
Il cinese Chow Chow era un ausiliario polivalente le cui funzioni andavano dalla caccia alla guardia, senza escludere la produzione di carne e pellicce. Sicuramente un carattere affabile non era tra le caratteristiche che interessavano i selezionatori cinesi, più che altro interessati ad avere un ausiliario adattabile ai diversi lavori, ma non bisognoso di grossi addestramenti.
L’ addestrabilità è quindi bassa, come anche la reattività generale, la propensione a risolvere le interazioni in maniera conflittuale è media. Nel rapporto con il proprietario sono discreti e dignitosi, abbastanza distaccati e decisamente non molto tolleranti verso le manipolazioni.
Altro gruppo quello degli spitz tedeschi, a cui si può assimilare il volpino italiano, in cui esistono in diverse taglie (nana, piccola, media e grande) molto simili strutturalmente e caratterialmente. Sono cani la cui funzione principale, oltre alla compagnia, era quella di avvisare il gruppo di qualunque intrusione nel territorio.
La reattività generale, a qualunque stimolo, è superiore alla media, e la tendenza ad abbaiare, anche eccessivamente, è presente. Sono comunque soggetti molto piacevoli per la stessa vivacità che in alcuni casi è il loro difetto. Giocano volentieri e possiedono un certo grado di addestrabilità (superiore per esempio a quello dei Terrier).
I cani primitivi come Basenji, Podenghi spagnoli e portoghesi, Cirneco dell’ Etna e altri, sono estremamente simili ai primi cani domestici per forma e attitudine. Il loro aspetto in genere è stato preservato da un contingente isolamento geografico. Sono quasi tutti cani da caccia.
Il livello di domesticazione è sicuramente più basso che non quello di razze più sofisticate dall’ uomo. Sono indipendenti e istintivi e hanno un marcato istinto predatorio anche se la loro caccia non era sportiva, ma fondamentale all’approvvigionamento alimentare dell’ uomo.